Gay & Bisex
Un mese di baldorie 1
di FRANK_1987
24.05.2020 |
8.212 |
7
"Ci separiamo andando ognuno per la propria strada ed io lo fisso fino a quando si inoltra tra la gente scomparendo alla mia vista..."
Eccomi con dei nuovi racconti. Spero che anche questi vi piacciano. Sono da collocare dopo l’ultimo capitolo della saga “VITA DI COPPIA”. Alcuni di voi mi stavano aspettando, altri non sentivano il bisogno di leggere ulteriori miei lavori ma non mi interessa quindi buona letturaSingle
CAPITOLO 1
Io e Mario ci siamo lasciati. Si avete capito bene. Abbiamo preso questa decisione di comune accordo quando, dopo tre mesi che avevamo interrotto ogni contatto con terze persone con le quali scopare, ho scoperto che lui non aveva smesso affatto e che continuava a vedersi con Malik, il congolese. Posso capire che un cazzo nero fa fare a chiunque le cose più disparate ma se tu prendi una decisione insieme al tuo fidanzato, devi rispettarla punto e basta. Quando l’ho scoperto, sono andato su tutte le furie. L’ho sbattuto fuori di casa e lui e’ andato a dormire dai suoi mentre io mi sono licenziato dal ristorante di proprietà di suo zio Gustavo. Non voglio avere niente a che fare con lui o con la sua famiglia. Preferisco fare la fame che farmi pagare da un suo parente che sicuramente prenderà le sue difese sebbene sia stato lui a tradirmi e non il contrario. Per questo motivo passo il giorno del mio compleanno praticamente da solo. Proprio solo no, perché c’e’ la mia famiglia, ma quella che stavo iniziando con Mario, anche se era composta esclusivamente da due persone, quella non e’ presente. Al mio compleanno ci sono mia madre, il mio patrigno ed ex scopatore Rafael, il loro bambino Esteban e mia sorella con il suo bonazzo di marito Agostino insieme ai vari figli che lei ha avuto dai vari mariti. Mentre sto per tagliare la torta, il computer acceso con il quale mio nipote più grande stava giocando, emette un bip. Vado a controllare e dalla webcam spunta lui, lo zio Mariano. Durante le feste più importanti ritorna in città ma il giorno del mio compleanno mi ha sempre mandato una e-mail mentre questa volta si e’ fatto vedere, quasi, dal vivo. Ha saputo della mia rottura definitiva con Mario e voleva essermi vicino nonostante ci separino 9000chilometri. La distanza fa si che il video sia un po’ sgranato ma la sua perfezione facciale e fisica non riesce a modificarla nessuno, neanche il computer. Con i suoi capelli a spazzola, gli occhi scuri e la barba di due giorni, mi fa pulsare la rosellina. C’e’ anche un altro particolare che noto benissimo, lo zio Mariano si e’ rifatto le labbra. Le ha più gonfie ma non in maniera esagerata. Subito mi viene in mente di combinare la sua lingua, che già da sola ti può fare venire, con le sue labbra nuove di zecca che cercano di leccarmi e pungolarmi l’ano e un’erezione pazzesca gonfia il mio pantaloncino. Ha addosso una camicia nera aperta sul davanti ma non so se siano solo pochi bottoni ad essere slacciati oppure e’ tutta aperta perché la webcam non riesce ad inquadrare tutto. Lo zio mi fa gli auguri di compleanno, saluta tutti gli altri e chiudiamo la comunicazione. Finiamo il resto della giornata mangiando la torta e divertendoci tanto che per un po’ dimentico Mario anche se poi mi ritorna alla mente quando rimango a casa da solo. Mia madre si offre di farmi dormire da lei. L’ha già fatto altre volte da quando sono tornato single ma ho sempre rifiutato per paura che la mia troiaggine prenda il sopravvento ed io finisca per farmi scopare da Rafael. Non mi dispiacerebbe, ve lo confesso, ma non mi va di diventare l’amante del marito di mia madre solo perché adesso non ho nessuno con il quale farmi le coccole. Vado a dormire verso le 22 e sogno di trovarmi tra le braccia dello zio. Non e’ un vero sogno ma un ricordo di quanto successo la prima volta che mi ha scopato. Siamo nella dependance della casa dei miei genitori e lui mi sta facendo succhiare il suo enorme cazzo di 22cm. Ma questa volta, invece che essere interrotti da mio padre come nella realtà, lo zio mi spara in bocca tutto il suo nettare e mi sveglio bagnato di sudore per il resto del corpo tranne che sul pube dove sono bagnato di sborra.
“Stai dicendo…”, mi domanda mia madre
“Si mamma, voglio andare”
“Ma non sei mai andato da solo da nessuna parte”
“Sono andato in gita a Venezia non ti ricordi?”
“C’erano i tuoi compagni”, mi bacchetta lei “e anche Giorgio, pace all’anima sua”
“Mamma, ho 31anni non posso chiederti il permesso se voglio partire, cazzo”, le dico alzando leggermente la voce
“Modera il linguaggio”, mi dice Rafael che ormai e’ diventato il padrone di casa e un po’ mi mette anche soggezione, come in passato d’altronde
“D’accordo, fai come vuoi ma stai attento”
“Ok, mamma”
“Ricorda che sei sempre il mio bambino”
“Bambina”, dice Rafael simulando un colpo di tosse ma io riesco a capirlo benissimo
“Ti voglio bene”, dico a mia madre che abbraccio mentre lei, ricambiando l’abbraccio, mi conferma lo stesso sentimento
Da quando lo zio Mariano mi ha chiamato tramite Skype, ho avvertito la necessità di andare da lui in Brasile. Forse mi ha lanciato un messaggio subliminale al cervello che l’ha raccolto chiaro e tondo. “Ora che sei single, puoi venire da me così ti sfascio quel culo da troia che hai e te lo farcisco come una torta!” Si, credo che abbia detto proprio questo oppure lo spero perché non so se abbia ancora voglia di fare queste cose visto che ha un figlio e una moglie ex transessuale ai quali badare. Mia madre e Rafael mi accompagnano all’aeroporto di Lamezia Terme ma non voglio che entrino con me. Ho vergogna di farmi vedere alla mia età accompagnato dalla mamma prima di partire per un viaggio sebbene lei non sia mai stata una chioccia. Dopo aver passato tutti i controlli necessari, mi avvio verso la sala d’attesa. Sono stato talmente tante volte in questo posto che ormai lo conosco più della mia casa. Mi siedo ed inizio a leggere una rivista di gossip datata una settimana addietro. Saltando una poltroncina, occupata da uno dei giornali già letti e che non avevo rimesso a posto, sull’altra ancora si siede un ragazzo dai capelli biondi e gli occhi verdi. Può avere su per giù 20anni e accavalla le gambe con fare femminile. Io lo sguardo senza farmi notare ma evidentemente la mia discrezione non funziona bene perché il ragazzo se ne accorge e, vergognandosi, abbassa la gamba assumendo un atteggiamento più maschile. Per farlo tranquillizzare, anche io accavallo le gambe e lui accena un piccolo sorriso così mi presento. Lui si chiama Fabio e sta andando a Barcellona. Gli racconto di quando ci sono andato io e lui, chiedendomi chi era andato a farci in quel posto, riceve la risposta che si merita: sono andato a scopare. Subito noto un leggero colorito sulle sue guance e questo mi fa diventare più audace. Gli domando quanto tempo ci vuole prima che il suo aereo parta e quando la risposta mi fa capire che ho abbastanza tempo per fare quello che voglio fare, gli propongo la mia idea e lui mi dice di si.
“Volevo chiedertelo io ma avevo paura che rifiutassi”, mi dice chiudendosi la porta della cabina bagno alle spalle
“Cosa te lo faceva credere?”
“Non lo so. Non sono mai stato bravo a rimorchiare”
“Vuoi dirmi che questo bel culetto sodo e’ ancora integro?”, gli chiedo afferrandogli le chiappe avvicinandomi a lui per ritrovarmi a qualche centimetro dalla sua faccia
“No, non lo e’ ma ultimamente si e’ un po’ addormentato”
“Ci penso io a farlo svegliare”, gli dico sollevandogli leggermente la maglietta bianca per calargli i pantaloncini marroni senza sbottonarglieli
Un cazzo già eretto si presenta davanti a me strizzato nel suo intimo nero così come il suo culetto. Lo sposto dalla porta, che chiudo a chiave per sicurezza, e lo spingo verso il muro facendolo girare mentre lui, in automatico, alza le mani appiccicandole sulle mattonelle. Gli abbasso i boxer e mi abbasso anche io per scostargli le chiappe che mi impedivano di osservargli il buchetto. Eccolo lì! Rosa, senza neanche un pelo e già rotto da chissà chi. Inizio a slinguazzarlo velocemente perché, non portando l’orologio, non so se sia tardi o meno. Dopo averlo preparato con la lingua e qualche dito, faccio girare Fabio, mi alzo e mi calo frettolosamente pantaloni e mutande. Per quanto e’ teso e duro il mio cazzo, quando abbasso il mio intimo mi faccio male alla cappella che poi sbatte sul mio addome riproducendo lo stesso rumore che sentiamo quando una persona ci schiaffeggia. Fabio e’ visibilmente eccitato che non si fa di certo dire cosa debba fare. Afferra il mio pennello, lo sega un po’ e poi lo prende in bocca genuflettendosi davanti alla mia mole. Prima lo lascio proseguire da solo, successivamente lo afferro per il suo ciuffo biondo e gli ficco tutto il mio cazzo in bocca osservando dall’alto come le sue labbra rose si aprano per ricevere tutta la mia dotazione. Strattonandolo in malo modo per sfilargli il mio bastone dal suo orifizio superiore, un rivolo di presperma fuoriesce dalla mia cappella cominciando a colare verso il basso ma Fabio, con la sua lingua famelica, lo raccoglie e lo manda giù nel suo stomaco. Lo prendo per un’ascella facendolo alzare, girare, lo aiuto a far sporgere il suo culetto verso di me e, dopo aver lubrificato il mio cazzo con la mia saliva, gli entro dentro.
“Per favore, fai piano”, esordisce
“Non vuoi sentirlo tutto?”, gli domando poggiandomi contro la sua schiena facendogli entrare, subdolamente, altri centimetri nel suo retto che gli fanno aprire maggiormente la bocca
“Non tutto, me lo squarti con quel mostro che ti ritrovi”
“D’accordo, farò piano, te lo prometto”
Comincio a spingere lentamente perché la sua pelle chiara e il suo culetto rotondo mi fanno ricordare quello di Michele, il ragazzo che ho scopato facendo l’attivo per la prima volta in vita mia. Ma si sa, più spingi e più il budello si allarga e quindi comincio a penetrare Fabio sempre con più foga. Lui ora non si lamenta più, geme solamente ed e’ poggiato alle mattonelle del bagno dell’aeroporto solamente con una mano mentre l’altra la sta utilizzando per segarsi il pene che non ha ricevuto nessuna mia attenzione. Anche se non c’e’ nulla di male a farlo, quando sono in modalità attiva preferisco dedicarmi solo al culo della mia vittima e non al cazzo, limitandomi solamente a prenderlo in bocca quando e’ arrivato il loro momento di eiaculare. Con le mani afferro le chiappette di Fabio e le allargo per vedere meglio il mio cazzo che fa dentro e fuori dal suo buco rotto. Mi piacerebbe moltissimo stare ancora lì dentro ma ho paura di perdere l’aereo e anche i soldi del biglietto, quindi gli domando dove ha piacere che io sborri e lui mi risponde che vuole essere farcito. Si e’ fidato a farsi trombare senza preservativo e vuole andare fino in fondo. D’altronde sarebbe una contraddizione farsi scopare a crudo per poi evitare di essere riempito. Dopo aver svuotato i miei coglioni dentro di lui, Fabio viene imbrattando le mattonelle ed io, che volevo assaggiare il suo cazzo, lo faccio girare e glielo ripulisco mentre lui acchiappa il mio dall’attaccatura delle palle e lascia che la sua mano salga fin sopra la cappella oltrepassandola per poi ripulire le sue dita dalle particelle spermatiche lasciate sulla mia asta mentre uscivo dal suo culo. Ci rivestiamo ed usciamo dal bagno ed un uomo si sta lavando le mani. Ci guarda sbalordito e noi, per ripicca, ci baciamo con la lingua rumoreggiando. Ci apostrofa con il più volgare epiteto rivolto alla nostra comunità ma non gli diamo la soddisfazione di vederci arrabbiati per tutto ciò. Dopo tutto, perché prendersela quando ci chiamano in questi modi se noi lo siamo veramente e viviamo la nostra vita serenamente?
“E’ stato bello incontrarti”
“Anche per me lo e’ stato. Ed anche per lui”, gli dico indicando il mio pene facendo sorridere Fabio
“Peccato perderci di vista”
“Già. Hai un culo fantastico”
“E tu un cazzo divino”
“Di dove sei?”, chiedo
Fabio mi informa sul suo paese di provenienza che non e’ poi così lontano dal mio e così gli do il mio numero promettendolo di richiamarlo quando sarei tornato dalla mia vacanza brasiliana. Ci separiamo andando ognuno per la propria strada ed io lo fisso fino a quando si inoltra tra la gente scomparendo alla mia vista. E’ stato il primo ragazzo con il quale ho scopato da quando io e Mario ci siamo lasciati. La nostra intesa nel bagno era così forte che mi manca non potergli stare ancora accanto. Auspico che, quando e se ci rivedremo, possiamo diventare qualcosa di più che semplici amanti occasionali. Dopo essermi imbarcato, mi aspettano più di 12ore di volo che cerco di far passare come meglio posso leggendo oppure ascoltando musica sul mio cellulare. Poco dopo, un forte squillo propagato nelle mie orecchie dagli auricolari, mi spaurisce. E’ Fabio che mi ha mandato un messaggio scusandosi di non aver potuto contattarmi prima ma almeno così, anche io adesso possiedo il suo numero di cellulare e mi rilasso un po’. L’ultima volta che sono andato in Brasile, nel mio stesso aereo, c’era un napoletano sposato e con figli che si e’ fatto spompinare nel bagno. Questa volta, anche se la fauna e’ molto invitante, nessuno sembra apprezzare le mie doti da frocetto. Trascorso il tempo necessario per raggiungere Rio de Janeiro, l’aereo atterra e tutti noi finalmente scendiamo. Nell’aeroporto c’e’ lui ad aspettarmi, Mariano. Indossa una maglietta nera che ha ai lati delle stringhe che mi ricordano quelle delle camicie di forza, uno jeans sdrucito e le scarpe nere abbinate alla maglietta. Le ragazze che erano sul mio stesso volo, e anche quelle all’interno dell’aeroporto brasiliano, passano davanti a lui mangiandoselo con gli occhi e lui, invece di lasciar perdere perché ormai e’ un uomo sposato, contraccambia il loro saluto. Chissà se il messaggio subliminale di sfasciarmi il culo, non sia vero?! Lo raggiungo e lo abbraccio fortissimo anche se lui, da vero maschio alfa, mi stritola letteralmente con i suoi grossi bicipiti tatuati. Mi bacia sulla guancia accarezzandola leggermente con la sua barba dai vari puntini bianchi e le sue labbra gommate mi fanno quasi sorridere. Entriamo nella sua Porsche e raggiungiamo la casa. Data la mia lunga assenza in città, non ricordo molto della strada da percorrere per raggiungere la sua abitazione ma non e’ di certo quella che stiamo facendo adesso. Non pensate che mi stia portando da qualche parte per scoparmi, ha solo cambiato domicilio. Percorriamo la spiaggia di Copacabana e ci inerpichiamo per le colline che circondano la città. Di solito, megalopoli come Rio sono conosciute per le sue favelas sorte ai confini del centro cittadino, ma zio Mariano non mi sta portando in una di queste. Vi pare che una persona come lui, proprietario di numerose palestre in città, con un giro di escort di entrambi i sessi che gli fruttano innumerevoli Real Brasiliani, possa vivere in un ambiente squallido come quello? Il Corcovado che sovrasta la città e’ anche la sede di alcune villette lussuose ed una di queste e’ la nuova casa dello zio. Non se chi l’abbia costruita e quale stile abbia usato ma e’ un incanto. I piani sembrano uno incastonato nell’altro ed ha delle ampie vetrate. Avete presente la Fallingwater? Questa casa me la ricorda e se questo nome non vi dice nulla, cercatela su Google e vi renderete conto in che posto splendido mi trovo. Anche da quassù si vede il Pan di Zucchero, il luogo più suggestivo della città, secondo me. Amo Rio de Janeiro, la trovo una delle più belle città del mondo, l’unica pecca? Fa sempre caldo ed io odio il caldo. La sola cosa positiva di questa eterna calura brasiliana e’ la lussureggiante presenza maschile che se ne sta in spiaggia con pantaloncini e magliette a maniche corte, a giromaniche o a torso nudo.
“Ciao, Giulio”, esclama Cecilia non appena mi vede entrare in casa
“Giulio resterà con noi per un po’”, gli risponde il marito in portoghese mentre lei replica nella stessa lingua e poi mi abbraccia, ma quando si allontana da me, struscia le sue mani lungo il mio addome
Cecilia si esprime nella sua lingua nativa per comunicare con lo zio ma io non riesco a capire molto. L’unica parola che comprendo e’ “beleza”. Molto probabilmente la zia si e’ complimentata con il marito per la mia bellezza perché, anche se ci siamo visti di sfuggita durante i funerali del nonno, questa e’ la prima volta che può ammirarmi dopo tanti anni. Durante il mio primo viaggio in Brasile ero un giovane acerbo di 21anni mentre ora ne ho dieci in più e, naturalmente, fanno la differenza.
“Complimenti per la casa, zio. E’ davvero bella”
“Grazie, vieni che ti mostro la tua stanza”
Mariano prende le mie valigie e se ne va nel corridoio, mentre io osservo Cecilia che giocherella con la sua collana e poi la mordicchia voluttuosamente. Sorrido scuotendo la testa e raggiungo lo zio anche se devo quasi usare il navigatore satellitare prima di trovare la mia stanza, per quanto e’ grande la villa. Ha 5camere da letto, 5bagni, due piscine, una piccola Spa e un giardino che la circonda tutta. Dalla mia stanza si gode di una vista eccezionale. Esco sulla terrazza ed ho davanti a me tutti i palazzi del quartiere di Copacabana. Addirittura si intravedono le isole della baia. Ma se da un lato c’e’ il calore che emana una città come Rio de Janeiro, dall’altro c’e’ la frescura che emana il giardino. Credo che lo zio abbia scelto questa stanza apposta per me, perché sa quanto io odi il caldo eccessivo.
“Questa stanza e’ fantastica”, dico a Mariano girando su me stesso esibendo la mia femminilità “si vedono tutti i grattacieli di Rio”
“Non sei venuto qui per vedere i grattacieli, giusto?”
“Già, sono venuto qui per dimenticare Mario”
“Magari con qualche bel cazzone in culo”
“Oh si, quello me lo farebbe dimenticare eccome”, rispondo ridendo insieme allo zio
“Vai a fare, la doccia. Tra poco ceniamo”
Lo zio mi da le spalle rientrando nella mia stanza. Io rimango ancora in terrazza, osservando un altro po’ il panorama e ammirando il primo di una lunga serie di tramonti brasiliani. L’ultima volta che sono stato in questa città, in Italia c’erano ancora mio padre e mio nonno ma adesso che sono morti provo un vuoto dentro. La saudade al contrario inizia a prendere il sopravvento dentro di me e, per scacciarla via, rientro in camera per raggiungere il bagno. Bagno, si fa per dire. Mi ritrovo dentro ad un centro benessere. I rubinetti del lavabo e di ogni sanitario sono d’oro, forse voluti dal vecchio proprietario della casa o dallo zio poco importa, e la doccia sembra una cascata perché e’ come se la roccia sia entrata in casa o che essa sia stata costruita attaccata alle ossa della Terra. Mi spoglio completamente di ogni indumento ed entro al suo interno. Mi sembra di stare in mezzo alla natura e mi rilasso allontanando la nostalgia. Quando faccio ritorno nella mia stanza, trovo zio Mariano ad aspettarmi seduto sul letto.
“Cazzo zio, quel bagno e’ qualcosa di divino”
“Lo so, l’ho fatto rifare quando ho comprato la casa. L’acqua che sgorga dalla roccia mi rilassa”
“Ha rilassato anche me”
“Sono contento perché ti ho visto un po’ abbattuto”, osserva zio
“Vorrei vedere, dopo tutto quello che ho passato”
“Ne vuoi parlare?”
“Magari un’altra volta”
Mariano annuisce perché ha capito che non e’ il momento adatto per una chiacchierata e si alza dal letto ma lo spazio occupato da noi due tra il comò e il mio talamo si e’ rimpicciolito per colpa della nostra presenza e allora, per farmi consolare in un modo o nell’altro, lo abbraccio. Lo zio ricambia l’affetto del mio gesto e mi accarezza le spalle per darmi ancora più conforto fino a quando le sue mani non scivolano lungo il mio sedere avvolto dall’accappatoio rigorosamente di seta. Io sollevo la testa e lui mi sorride per poi baciarmi con le sue nuove labbra rifatte. Mi sembra di sentire il filler muoversi sotto la pelle ma e’ soltanto una mia illusione, una stupida illusione dettata magari dai pregiudizi verso le persone che si sottopongono a inutili interventi di chirurgia plastica. Lo zio adesso solleva la parte posteriore del mio accappatoio afferrando le mie chiappe nude appena lavate e profumate dal bagnoschiuma al Pino Silvestre. Io mi stacco da lui impedendogli di toccarmi il culo e poi mi abbasso davanti alla sua patta aperta e gliela sbottono.
“Bravo, maricas dello zio, bravo. Vedo che non vuoi perdere tempo”
Finalmente mi chiama ancora una volta con quel nomignolo, ne sono davvero lusingato ma mentre lui parla, io ho già scostato i lembi della zip del suo pantaloncino ammirandogli il cazzo prigioniero di un boxer bianco. Inizio a toccarglielo da sopra il tessuto con bramosia sempre crescente fino a quando il suo intimo bagnato non diventa trasparente e mi mostra le vere forme del suo attrezzo riproduttivo. Lo libero come premio e me lo ficco in bocca sentendo ansimare lo zio. Dopo tanto tempo, i 22cm di cazzo di un uomo di 50anni sono nuovamente dentro le mie fauci. Glielo lavoro con la bocca e con le mani che per provare la sua resistenza a venire deve afferrarmi per i capelli e spingere la mia testa all’indietro impedendomi di succhiarglielo ma non può impedirmi di tenerlo ben saldo nelle mie mani che si alternano a vicenda aiutandomi nel servizietto che sto regalando al mio familiare. Quando la sua bestia carnosa occupa nuovamente la mia bocca, osservo i suoi peli pubici salire lungo il suo addome e fermarsi molto probabilmente vicino al suo ombelico. Ho voglia di farmi fare il culo ma lo zio afferra la mia faccia con le sue manoni e le preme contro le mie guance facendomi aprire leggermente le labbra. Muove avanti e indietro il suo cazzo che urta solamente contro la mia arcata dentale superiore e struscia sulla mia lingua fino a quando si ferma e una sensazione calda e un po’ salata pervade la mia bocca. Lo zio non ha emesso nessun suono mentre sborrava e questo mi da un po’ fastidio perché adoro gli uomini che manifestano la loro gioia nel riempirmi la bocca. Ma e’ così bono che una cosa del genere gliela perdono.
“Rivestiti che dobbiamo mangiare”, mi dice dandomi un leggero schiaffetto mentre io finisco di mescolare la mia saliva alla sua sborra per poterla raccogliere tutta e ingoiarla
“La prossima volta voglio che mi scopi”, gli dico mentre mi alzo
“Il mio cazzo l’hai già avuto tante volte”
“Non mi sono bastate”, rispondo ammiccando mentre lui se lo rimette nei pantaloni
“Ma non sei venuto qui per averne altri?”
“Se mi farai avere quelli dei tuoi gigolò, ti prometto che mi scorderò il tuo”
“D’accordo”, mi dice andandosene
Mi vesto indossando un pantaloncino e una camicia dello stesso colore, più precisamente celeste. Mi guardo allo specchio e decido di aprire la camicia per esibire il mio torso allo zio in modo da mostrargli come io sia cambiato in questi anni e che cosa ho ancora da offrirgli qualora se lo sia dimenticato. Sembra che in lui non susciti nessun interesse, o fa finta per non mostrare i suoi veri sentimenti e desideri. La persona in cui suscito particolare interesse quella e’ Cecilia che, non appena entro in cucina, mi saluta afferrando le mie gote stringendole come si fa con quelle di un bambino per poi baciarmi e lasciare scivolare la sua mano lungo il mio petto. Forse Mariano non vuole tradire sua moglie in questa casa o forse dovrei dargli retta. Anche se credevo che lui volesse scoparmi quando mi ha invitato a raggiungerlo ed io l’ho fatto principalmente per buttarmi alle spalle la fine della mia relazione con Mario, credo proprio che dovrei concentrarmi su questo. E quale miglior modo esiste al mondo di dimenticare un cazzo nel culo che ti fa soffrire se non prendendone un altro che ti fa godere?
FINE CAPITOLO 1
TO BE CONTINUED
Un nuovo capitolo uscirà ogni domenica
QUESTA E’ LA STORIA DELLA MIA VITA, SCRITTA DA ME E NON COPIATA DA ALTRI SITI. NON SONO UNO SCRITTORE PROFESSIONISTA QUINDI NON BADATE MOLTO GLI EVENTUALI ERRORI
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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